Fa discutere la sentenza della Corte d’Assise di Brescia su un femminicidio avvenuto nell’ottobre 2018.
BRESCIA – La sentenza della Corte d’Assise di Brescia su un femminicidio avvenuto nell’ottobre 2018 è stata inattesa e destinata a far discutere. Un uomo di 80 anni è stato assolto perché non “capace di intendere e di volere” in quanto avrebbe agito in preda ad un vero e proprio delirio di gelosia.
Decisione molto contestata dall’accusa, pronta a ricorrere in appello per cercare di ribaltare la sentenza di primo grado. Con l’assoluzione, l’uomo è stato trasferito in una Rems, la residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Una vicenda destinata a non finire qui con le parti che sono destinati ad arrivare fino in fondo sul piano giudiziario.
Le motivazioni della sentenza
Il 21 dicembre sono state rese note le motivazioni della sentenza che aveva portato all’assoluzione dell’ottantenne: “Vanno tenuti ben distinti il delirio da altre forme di travolgimento della facoltà di discernimento che, non avendo base psicotica, possono e debbono essere controllate attraverso la inibizione della impulsività ed istintualità“
La Procura aveva chiesto l’ergastolo
La decisione del Tribunale di Brescia è arrivata a sorpresa. La Procura aveva chiesto l’ergastolo. “L’omicidio è stato compiuto per vendetta perché la moglie voleva farlo ricoverare in ospedale per la sua depressione. E’ pericoloso far passare il messaggio che in quel momento non era capace di intendere e volere perché geloso“, le parole del pubblico ministero, riportato da La Repubblica.
Parole che non hanno portato i giudici a condannare l’uomo. La sentenza di assoluzione è arrivata perché capace di intendere e di volere a causa di un totale vizio di mente. Giudici che hanno condiviso la linea della difesa.
L’omicidio
L’omicidio risale all’ottobre 2018. L’uomo ha ucciso la moglie e poi vegliata per ore in attesa dell’arrivo della polizia. Un lungo processo di primo grado e la richiesta di ergastolo da parte della Procura.
Una linea non condivisa dalla Corte di Assise di Bergamo. L’80enne è stato assolto perché non capace di intendere e di volere. Una sentenza destinata a far discutere e, soprattutto, che porterà la difesa a presentare un ricorso in appello per cercare di ribaltare la decisione in primo grado. Si attendono le motivazioni per ricorrere in secondo grado.